L’iniziativa è dedicata ad uno dei maggiori gruppi etnici dell’Africa occidentale, gli Hausa del nord della Nigeria e del sud del Niger che mai sono stati oggetto di una mostra in Italia. Un evento che introduce ad un mondo lontano -l’Africa occidentale- ma al contempo ormai vicino, se si tiene conto che molte migliaia di africani provenienti dalle regioni saheliane vivono al nostro fianco. Parlare di loro, della loro storia, delle loro antiche tradizioni e del loro mondo spirituale è un modo per “riconoscerli” e insieme per restituire a questa umanità la dignità che le vicende spesso tragiche e sempre dolorose della recente immigrazione, hanno talvolta negato.
L’esposizione ha quale tema centrale le tavole coraniche, alluna in lingua hausa, come elemento simbolico dell’educazione religiosa e della spiritualità di un popolo africano da tempo islamizzato. L’Islam di tradizione sunnita è infatti la religione attualmente praticata dalla stragrande maggioranza degli Hausa. In quella regione dell’Africa, un ruolo importante nella diffusione e nell’apprendimento dell’Islam è stato svolto, soprattutto nel passato, dalle confraternite di tradizione sufi che ne hanno fatto una pratica popolare, tollerante e mistica che ha trovato terreno fertile nella disponibilità religiosa ed esoterica di quei popoli. Ne è risultata una religione sincretica che mescola elementi dell’antica tradizione animistica con quelli dell’ortodossia musulmana.
Le alluna con le loro diverse tipologie documentano questi aspetti, dall’educazione religiosa alla magia fino alla protezione.
La tavole per imparare a trascrivere in lingua araba i versetti del Corano sono denominate allon karatu. Per tutta la durata del corso vengono scritte, lavate e poi riscritte fino a quando l’allievo impara la corretta grafia. Nelle tavole si riconosce la mano dello studente, quella più incerta dell’inizio e quella con elegante grafia quando è diventato esperto nella scrittura.
Una volta finito il corso, il maestro prepara per l’allievo una tavola decorata denominata allon sauka. E’ una sorta di diploma che gli allievi vanno in giro per il quartiere a mostrare. In quell’occasione sono ben vestiti, passano di casa in casa a recitare i versetti e la gente regala dei soldi. Tra l’altro, a quel punto, avendo completato l’educazione religiosa, i giovani possono anche sposarsi.
Esiste poi anche una dimensione magica delle alluna che si colloca nella tradizione dell’Islam che pur non concependo e non ammettendo altra forza se non quella di Dio, riconosce che accanto al mondo materiale dei sensi, esiste il mondo degli spiriti, quelli buoni e quelli malvagi. In un certo senso, soprattutto l’Islam di tradizione sufi ha incorporato le “magia bianca”, limitatamente alle pratiche volte al bene e a scopi positivi, mentre fornisce gli elementi per difendersi dalla “magia nera”, dai suoi scopi malefici e negativi.
Le allon sha, letteralmente “da bere”, sono tavole coraniche scure che si utilizzano a questo scopo. Quando l’interessato ha un problema va da un maestro che conosce le formule segrete e glielo espone. Siccome si ritiene che “la parola di Dio guarisca tutto”, il mago scrive sulla tavola delle formule sacre e disegna dei quadrati magici con lettere e simboli. A quel punto la tavola viene lavata e l’interessato decide se bere l’acqua o farne un’abluzione.
Infine, per la protezione della casa e della persona si realizzano le allon kafingida. Quando qualcuno si sente minacciato da spiriti malvagi o cade in trance perché posseduto dal demonio, si rivolge ad un maestro per avere protezione e per scacciare lo spirito maligno che è entrato nella sua casa. In hausa la protezione magica si chiama kafi, significa “inchiodata” e gida significa “casa”. Quindi l’allon kafingida inchioda gli spiriti cattivi impedendo loro di manifestarsi e di agire. Per tale ragione le tavole sono conservate in casa e spesso sono realizzate riutilizzando vecchie tavole di scrittura perché su queste “si è accumulata la parola di Dio” e così sono più potenti. Su queste tavole sono riportati nomi, numeri, parole sacre insieme a disegni di animali del Sahel.
Per collocare le tavole coraniche in un contesto organico, la mostra comprende anche una sezione dedicata alla cultura materiale degli Hausa evidenziandone l’unitarietà di ispirazione: dall’architettura ai decori delle abitazioni, dalla calligrafia ai ricami, fino agli oggetti d’uso. E’ un mondo antico in via di rapida evoluzione nel quale le tradizioni del passato si mescolano e si fondono con le nuove istanze della contemporaneità.
L’iniziativa è il risultato della collaborazione tra il Museo degli Sguardi di Rimini e il Centro Studi Archeologia Africana.
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