Gilberto Modonesi
Alcuni anni fa la televisione ha trasmesso un filmato intitolato “L’Egitto di Romer”. In quel video l’egittologo inglese John Romer presentava un graffito che si trova in una tomba rupestre incompiuta (1) scavata nella falesia a destra del tempio della regina (2) Hatshepsut a Deir el-Bahari.
Sotto un testo in scrittura ieratica sono rappresentate crude scene licenziose: i graffiti mostrano un uomo con un vistoso fallo in erezione e una coppia impegnata in un coito da tergo. Nella trasmissione il Romer aveva affermato che in quel luogo i partigiani del re Tuthmosi III avevano dato sfogo al loro livore politico contro la regina rappresentando in modo indecente, e in una posizione del tutto sconveniente per un faraone, il rapporto di Hatshepsut con Senenmut (3), architetto del tempio e titolare di numerose altre cariche di primo piano nell’amministrazione dell’Egitto. Come è noto, Tuthmosi III era associato al trono ma in una posizione di secondo piano dopo che la matrigna e sorellastra Hatshepsut si era auto-nominata faraone.
La storia dei rapporti fra Hatshepsut e Tuthmosi III è controversa e varie interpretazioni si sono susseguite nel corso degli anni da parte di vari egittologi. E’ però assodato da prove archeologiche che la desecratio memoriae di Hatshepsut da parte di Tuthmosi III è iniziata venti anni dopo la scomparsa della regina e non ci sono prove certe di conflittualità tra i due faraoni durante il loro regno in comune.
Nella grotta di Deir el-Bahari i personaggi dei graffiti non sono indicati per nome, quindi si poteva presumere che l’identificazione del Romer derivasse dal testo ieratico scritto sopra i graffiti erotici (4). Invece non è così. Il testo ieratico è stato tradotto da Edward Wente in un articolo dal titolo “Some Graffiti from the Reign of Hatshepsut” apparso nel n. 43 del Journal of Near Eastern Studies (1984), pagg. 47-54 (5). La traduzione rivela che il testo è una comune invocazione di offerta funeraria: “Un’offerta che il re dà ad Amon-Ra, signore dei troni delle Due Terre, a Ra-Harakhti, a Hathor,…”. In fondo al testo si legge anche il nome dell’autore: “Neferhotep, giustificato presso Osiri, generato dal sindaco di El-Kab Reneny e nato dalla Signora della casa Nehi, giustificata presso Osiri”. L’iscrizione non accenna minimamente ai graffiti sottostanti.
Neferhotep era impiegato come scriba nel “tempio dei milioni di anni” di Hatshepsut e il Wente ritiene probabile, in accordo col Romer, che il testo ieratico e i graffiti erotici siano stati tracciati dalla stessa mano, cioè da Neferhotep.
L’articolo del Wente offre altri spunti interessanti cercando di spiegare i graffiti erotici in base ad altre evidenze identificate nella grotta. Innanzi tutto non c’è alcuna prova che l’uomo impegnato nel rapporto sessuale sia Senenmut, anche se il suo nome compare su una parete della grotta. Anche altri nomi sono leggibili sulle pareti della tomba incompiuta, con i rispettivi titoli di primo, secondo e terzo profeta del tempio di Hatshepsut. Sembra che questi personaggi abbiano visitato la grotta poco tempo dopo l’esecuzione dei graffiti senza prendere alcuna iniziativa per la cancellazione di immagini tanto blasfeme.
Un altro scriba ha inserito il proprio nome in un cartiglio. Secondo il Wente, proprio questo graffito potrebbe fornire l’interpretazione delle scene erotiche. Se la femmina Hatshepsut poteva essere re, allora lui, semplice scriba, poteva appropriarsi del cartiglio regale. Analogamente, il copulatore poteva essere una figura anonima utile per parodiare l’assurda pretesa di Hatshepsut di essere re, dando rilievo a una posa sessuale in contrasto con il consueto epiteto di “toro possente” attribuito al faraone.
Stupisce che una azione così dispregiativa nei confronti della titolare di una istituzione sacra quale era la regalità fosse rappresentata in un luogo piuttosto frequentato (la falesia prossima al tempio e con tombe in costruzione), e che un suddito ben riconoscibile ardisse compiere di fatto un atto di lesa maestà
Note:
(1) Un ispettore di quell’area ci ha detto che ora l’ingresso della grotta è stato murato per evitare le visite.
(2) Si usa comunemente il termine regina, ma è noto che Hatshepsut fu un sovrano a tutti gli effetti.
(3) E’ diffusa l’ipotesi che Senenmut fosse amante della regina.
(4) Nei volumi che trattano la stia egizia di questo periodo nulla è scritto del testo ieratico e dei graffiti sottostanti.
(5) Nel Porter & Moss il testro ieratico e i graffiti sono attribuiti per errore al Medio Regno.
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