di G. P.
Nel 1995 il mio autista togolese si chiamava Agbou e il suo vice era Raymond. Agbou non sapeva leggere, allo scopo ci pensava Raymond, ma apparentemente sapeva contare bene. Tuttavia, quando per prima volta gli chiesi quanti figli avesse la sua risposta era stata perentoria “ho 7 figli, 4 maschi e 4 femmine”. Ripetuta la domanda, la risposta era stata la stessa. Per Agbou la spiegazione era semplice e scontata: siccome tra i figli c’era una coppia di gemelli (venavi in lingua Ewe) i 2 gemelli contavano per 1 solo in quanto per lui “la loro anima è unica”. Quella era la sua spiegazione, fissa e irremovibile come qualsiasi spiegazione di un mistero.
Da sempre, dovunque nel mondo, la nascita di gemelli è in effetti una circostanza misteriosa che tocca gli uomini nel profondo. In particolare, in Africa, lungo la costa del Golfo di Guinea, la nascita di gemelli è interpretata come un segno soprannaturale dei vodu e quindi oggetto di culto. E siccome il vodu è una religione della presenza e della pratica, ciò implica un rapporto corporeo con le divinità e con i loro segni. In tal senso i vodu esistono perchè esistono gli uomini e le donne che li alimentano attraverso i sacrifici, li accolgono nei loro corpi nel momento della possessione, organizzano le cerimonie, li tramandano curandoli di generazione in generazione e contribuiscono alla loro diffusione e al loro successo. Così i gemelli sono oggetto di un culto specifico che si concretizza nella realizzazione di statuette, le venavi, che la madre o il gemello sopravvissuto custodisce e accudisce per tutta la vita, vestendole, dando loro da mangiare e lavandole di tanto in tanto. A questo fatto si aggiunge la circostanza genetica ed ereditaria che in quella parte dell’Africa la frequenza di parti gemellari è quadrupla rispetto alla media del mondo. Pertanto dall’area degli Yoruba, dove i gemelli sono chiamati ibedji, fino all’area cosiddetta “aja-tado” (che si estende dall’attuale confine tra Bènin e Nigeria – il fiume Ouèmè – fino al fiume Volta e penetra verso nord per una distanza variabile tra i 150 e i 200 chilometri) i gemelli sono una presenza diffusa. Nell’area aja-tado vivono molte popolazioni: i Fon, gli Ewe, gli Ouatchi, i Guin-Mina, gli Aja, gli Anlo, ecc.. Tutte queste popolazioni realizzano le statuette venavi. Le venavi si possono così vedere nelle cerimonie (foto 1), negli altari vodu ad esse dedicati (foto 2), nelle case dove sono conservati in piccoli scranni di legno (foto 3).
In tanti anni di viaggi di ricerca da quelle parti abbiamo raccolto un po’ di venavi e qui ne proponiamo una selezione per area geografica di provenienza:
- – Anlo (Ghana): foto 4 e 5
- – Ewe (Togo): foto 6, 7 e 8
- – Adja (Benin): foto 9 e 10
- – Fon (Benin): foto 11 e 12
Infine, siccome anche le venavi sono entrate nel mercato antiquario, eccone qualche centinaio ammassate sul pavimento di un commerciante di Lomè (foto 13).
Lomé, 2011
Nota:
Nota: per chi volesse saperne un po’ di più e prendere visione di un ampio repertorio di venavi, si consiglia il volume di Henricus Simonis “EWE – Twin Figures”, Köln, 2008.
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