di G. P.
Nel sud del Togo, nella terra del vodu, anche le moderne cerimonie funebri sono impregnate dei culti tradizionali.
Agosto 2012, Albert, il mio vicino di casa, mi segnala che il sabato successivo si sarebbe tenuta nel suo villaggio natale, dalle parti di Afagnan, la cerimonia funebre della zia, Akoutsa Tegèe, una ricca commerciante morta da qualche mese. Da quelle parti i funerali non si fanno a ridosso del decesso. Siccome sono cerimonie costose, occorre che la famiglia raccolga i soldi, convochi i parenti che sovente vivono lontano, che organizzi l’accoglienza e tutto quanto necessario. Nell’attesa, le spoglie defunto attendono in una cella frigorifera della città più vicina.
Ci andiamo. Tutto è stato predisposto: è pronto l’apatam, cioè una tettoia provvisoria fatta di legni e frasche, sono state noleggiate le sedie in plastica, c’è un’orchestrina a fiati, gli amici e i parenti sono tutti lì. Ed ecco che arriva la cassa (foto 1) preceduta dalle adepte del vodu con il busto decorato con il caolino. La cassa viene deposta nel bel mezzo del cortile coperto con la foto della defunta in bella vista (foto 2). Attorno si affollano i parenti che per l’occasione sono tutti vestiti con lo stesso tessuto (foto 3). L’orchestrina suona (foto 4) per introdurre il sermone del pastore (foto 5). Akoutsa Tegèe era nata vodu ma poi si era convertita al cristianesimo pentecostale. In un’atmosfera mesta il pastore racconta la vita della defunta, ne tesse le lodi di madre e di nonna amorevole. La predica è lunga, si parla del bene e del male, del senso dell’esistenza e della morte, il tutto secondo la visione cristiana. I presenti ascoltano in silenzio mentre una mamma allatta il suo bambino (foto 6), la vita continua.
Poi, fatta la benedizione, la cassa trasportata a spalle dai parenti si avvia lentamente verso il villaggio per accompagnare la defunta a salutare, casa per casa, i vicini e i conoscenti (foto 7). A quel punto la situazione cambia: la cassa viene strattonata, i parenti la spingono a destra e a sinistra, in alto e in basso (foto 8 e 9). E’ il cerimoniale vodu che simboleggia la strenua lotta tra la vita e la morte: c’è chi cerca di allontanare Akoutsa Tegèe dalla fossa come in un disperato tentativo di trattenerla in vita, c’è chi invece la spinge verso l’estrema dimora riconoscendo che la vita è finita. L’atmosfera sembra concitata, ma è un rito e tutti partecipano attivamente. Alla fine la cassa viene interrata accanto alla capanna dove la defunta aveva vissuto.
Ma la cerimonia non è finita, ora può cominciare la festa tradizionale. Sotto un grande albero frondoso c’è un’orchestra con i tamburi parlanti che, alla loro maniera, raccontano la vita della defunta (foto 10). Improvvisamente l’atmosfera diventa festosa: iniziano le danze che dureranno fine a notte fonda (foto 11), la “sodabi” (la grappa tradizionale) scorre a fiumi e tutto il villaggio ballerà fino a sfinirsi.
Il mio amico Albert, il nipote maschio di Akoutsa Tegèe, quello che ha avuto più successo nella vita e che con il suo denaro ha dato un contribuito importante viene issato sulle spalle dei parenti (foto 12). Albert indossa una collana preziosa, è il suo simbolo di status; da questo momento toccherà a lui occuparsi dei bisogni della famiglia.
Lomé, 2012
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