Intervista di G. P. a Chérita Amoussou (1)
Conosco Chérita Amossou (foto 1) da alcuni anni. Chérita possiede a Lomé (Togo), nel quartiere di Bé, non lontano dal famoso Marché des Fetiches, un grande negozio con prospiciente baracca (foto 2). Nel negozio sono in vendita tutte le tipologie di oggetti e prodotti per i riti vodu: dal vasellame alle statue in legno, dalle bevande alcoliche ai profumi, dagli ingredienti più diversi alle collane. Sono state proprio le collane vodu, esposte in bella mostra, ad attrarre inizialmente la mia attenzione. Dopo molti incontri e dopo aver stabilito un rapporto di fiducia, ho chiesto a Chérita di poter essere intervistata. Prima di acconsentire, è stato necessario un rito che le permettesse di parlarmi liberamente. Nell’intervista, Chérita racconta la sua storia, spiega come è diventata adepta e come ha iniziato a realizzare le collane; infine fornisce un quadro generale della sua visione del vodu.
G. P. Chérita, puoi raccontarmi la tua vita?
C. A. Sono nata a Peda in Benin verso la metà degli anni ’50 del secolo scorso ma non conosco l’anno esatto; in quel tempo era raro che la data di nascita venisse registrata. Ho quindi circa 55 anni. La mia famiglia é però originaria di Glidji, precisamente nel quartiere di Toklo; là c’è la nostra casa ancestrale, i nostri templi, là facciamo i sacrifici e anche la festa di Epe-Ekpe. Sono quindi Guin-Mina. La mia famiglia si era trasferita a Peda perché mio padre era pescatore ed era andato in Benin per lavorare. Da Peda sono venuta a Lomé circa 25 anni fa ma non ricordo l’anno esatto; la mia figlia maggiore, che ora ha 27 anni, è nata a Peda mentre la seconda, che ha 22 anni, e la terza, che ha 20 anni, sono nate a Lomé. Quando mi sono trasferita a Lomé avevo circa 30 anni e facevo il commercio di tessuti e di liquidazioni al Grand Marché. Fino a quel momento non ero una praticante vodu e non lo era eppure mio padre ma nella mia famiglia c’erano stati adepti, in particolare mio nonno che era il responsabile di un tempio di Heviesso. A un certo momento è successo qualcosa e sono stata animata da uno spirito.
G. P. Raccontami com’è andata.
C. A. Ero da poco a Lomé quando gli spiriti vodu mi hanno animata. E’ avvenuto in sogno; si trattava inizialmente di Densu, poi Ablo e poi ancora Adjakpa.
G. P. Come hai fatto a capire che si trattava di spiriti e a riconoscerli?
C. A. Quando uno spirito ti anima bisogna andare da un veggente, lui ti può dire chi è lo spirito. A quel punto il veggente ti introduce nella conoscenza dei primi dieci vodu. E’ così che sono diventata adepta.
G. P. Come avviene l’apprendimento dei segreti del vodu?
C. A. L’apprendimento è lungo, ci vogliono molti anni. Lo spirito che ti anima ti guida un po’ alla volta in questo percorso. Poi, dopo un po’ che ero diventata adepta, è arrivato il dono.
G. P. Di che dono si tratta? Quando è arrivato e come si è manifestato?
C. A. Il dono è arrivato quando stavo a Lomé già da 3 anni. E’ arrivato in sogno: nel sogno ho incontrato una vecchia che sembrava in tutto e per tutto un essere umano ma che in realtà era uno spirito. Era lo spirito di Mama Tchamba che mi diceva di fabbricare e di commerciare la perle del vodu perché questo mi avrebbe aiutato a guadagnare e a vivere. Da allora, da più di 20 anni, faccio le collane di perle.
G. P. Quando ci siamo conosciuti ma hai però detto che sei principalmente adepta di Mami Wata. Mi puoi spiegare meglio e soprattutto mi puoi raccontare un po’ il mondo del vodu?
C. A. Gli spiriti che mi hanno originariamente animata fanno tutti riferimento a Mami Wata. Mami Wata è in un certo senso uno spirito capo, in rapporto con l’acqua, al quale sono legati molti altri spiriti di livello inferiore. L’associazione di spiriti può però variare e dipende da persona a persona: assieme a Mami Wata ci può essere Densu, Egou, Agué e altri ancora. Ad esempio, quelli che chiamiamo i deux fois cinq (2) che sono adepti del vodu Dan, cioè del serpente che è il loro spirito ancestrale, sono anch’essi animati da Mami Wata. Pertanto, i deux fois cinq hanno in stanze diverse delle loro case sia gli altari di Dan, sia quelli di Mami Wata.
G. P. Qual’è il rapporto di Mami Wata con gli altri spiriti ed in particolare con quelli sotterranei?
C. A. Ci sono molti spiriti sotterranei che chiamiamo Tohossou; questi spiriti vivono sia nelle acque profonde sia nel fango. Gli spiriti Tohossou, come ad esempio Adjakpa, sono comunque in rapporto con Mami Wata che resta il più importante perché è in relazione con tutti gli spiriti: con quelli dell’acqua, con quelli della terra e anche con quelli sotterranei.
G. P. Ho notato che nella descrizione di Mami Wata e degli altri vodu che sono in relazione con lei si dice che questi spiriti amano la pulizia e detestano la sporcizia. Come si spiega?
C. A. Sì è vero, noi diciamo “spirito sano in un corpo sano” e per star bene la pulizia è importante. Tra l’altro, tutti vodu utilizzano profumi ed altri prodotti di bellezza.
G. P. Ma nel vodu, oltre a Mami Wata e agli spiriti a lei collegati ce ne sono molti altri. Quanti?
C. A. I vodu sono numerosi, forse 700 o forse anche di più e molti sono in relazione tra di loro. Tuttavia quelli importanti sono 41 (3).
G. P. A proposito di spiriti importanti, mi puoi spiegare come sono legati a Mami Wata?
C. A. Mami Wata è in un certo senso diretta da Heviesso e Zakpata che sono spiriti ancor più importanti di lei.
G. P. Esiste quindi una graduatoria di importanza tra i diversi vodu?
C. A. Sì, lo spirito più importante è Heviesso poi viene Zaptata, poi tutti gli altri.
G. P. E sopra Heviesso e Zaptata cosa c’è?
C. A. Sopra tutti c’è Mawu che è dio e non è un vodu. Mawu è lo stesso dio dei cristiani. Con Mawu gli uomini non hanno una relazione diretta anche se lo invocano affinché i vodu possano intervenire. I vodu sono gli intermediari in rapporto con gli uomini grazie a Mawu. Mawu e i vodu sono però un tutt’uno. Ad esempio, nella regione di Aneho, in un certo periodo dell’anno i vodu lasciano la terra per andare da Mawu e chiedere l’autorizzazione a fare le cerimonie e i sacrifici.
G. P. I vodu possono fare del bene e anche del male?
C. A. Tutti vodu, come Mami Wata e anche gli altri, non fanno mai del male ma proteggono e portano benessere. Sono gli uomini che, attraverso i sorciers e i le pratiche maligne, possono fare del male.
G. P. Ma mi risulta che i vodu possono anche uccidere i malfattori. Come funziona?
C. A. I vodu sono come dei giudici: possono colpire i malfattori, i ladri e gli assassini, ma solo per fare giustizia.
G. P. Ho capito, torniamo quindi alla storia delle perle; come hai fatto a imparare a scegliere e comporre le collane per ciascun vodu visto che sono tutte diverse?
C. A. Nessuno mi ha insegnato. Mi ha guidato Mama Tchamba, tramite l’interpretazione di un veggente che, di volta in volta, mi spiegato il senso di ciascuna perla.
G. P. Qui e nella regione di Aneho, al confine tra il Togo e il Benin, tutti riconoscono che una certa collana è di questo o di quel vodu?
C. A. Sì, è così: gli adepti riconoscono senza alcun dubbio che una collana appartiene a questo o quel vodu. E in occasione delle cerimonie i fedeli indossano le collane di tutti i vodu dei quali sono adepti (foto 3, 4, 5 e 6)
G. P. Ma nel tempo le perle sono cambiate; una volta c’erano le perle antiche veneziane, ora ci sono le perle moderne fabbricate in Ghana o in Cina. Come funziona?
C. A. E’ vero, le perle antiche sono diventate rare e costose; fino a circa 20 anni fa le collane vodu erano fatte di perle antiche, poi i commercianti hausa le hanno comprate, le hanno smontate e rimontate per venderle ai bianchi, così tutti i loro significati sono andati perduti (4). Attualmente, siccome le perle antiche non ci sono più si imitano. Infatti quello che conta è il colore, la sequenza dei colori e i materiali utilizzati. Ad esempio se non si trova più una perla antica di colore rosso se ne utilizza un’altra purché dello stesso colore. Per i nostri scopi non c’è nessuna differenza.
G. P. Come si spiega che tu, adepta del vodu, possa anche fare le collane del gorovodu (5) che sono esposte nella tua bottega?
C. A. Prima di diventare adepta del vodu sono stata iniziata al gorovodu, in particolare sono stata adepta di Alafia. Ma siccome la cosa non funzionava, il prete del gorovodu mi ha detto che dovevo lasciare e diventare adepta del vodu. Ma non c’è nessuna contrapposizione tra vodu e gorovodu. La differenza è come tra i musulmani e i cristiani: se non sei animato da Maometto ma da Gesù Cristo devi andare con lui.
G. P. Cherita, una domanda personale: hai iniziato le tue figlie al vodu?
C. A. Attualmente le mie figlie non rispettano gli interdetti del vodu e per questo non possono essere iniziate. Se in un momento della loro vita lo spirito le animerà, potranno diventare adepte, non tocca a me decidere. Quindi, per il momento le mie figlie sono senza religione ma la più grande ha espresso il desiderio di diventare adepta e di seguire le mie orme.
G. P. Nei nostri giorni il vodu ha seguaci soprattutto tra le persone anziane o anche tra i giovani?
C. A. E’ difficile rispondere, dipende dalle circostanze. Se per esempio una persona ha una malattia grave che non guarisce e avvicinandosi al tempio di un vodu guarisce, vuol dire che quel vodu gli ha salvato la vita e che quindi dovrà diventare adepta.
G. P. Oggi, nella società contemporanea, il vodu è soprattutto praticato dalle persone che non hanno avuto educazione o anche da chi, ad esempio, ha studiato e magari ha fatto l’università?
C. A. Il vodu è nato con il mondo. Nella nostra società tradizionale la maggior parte degli adepti non sono andati a scuola ma ci sono anche persone che dopo aver avuto un’educazione lo praticano per tradizione familiare. Bisogna però stare attenti perché tra questi ce ne sono molti che non sono dei veri adepti e usano il vodu per ingannare la gente.
G. P. Oggi il vodu aumenta o diminuisce?
C. A. Una volta tutti praticavano il vodu; oggi molta gente segue le nuove religioni, come il cristianesimo, ma il vodu ha sempre adepti.
G. P. C’è gente che pratica assieme alle nuove religioni, come cristianesimo e islam, anche il vodu?
C. A. Sì, c’è molta gente che dice di praticare il cristianesimo ma che segretamente fa anche il vodu. I musulmani invece hanno il vodu dentro la loro religione ma lo nascondono. Comunque, il vodu è la religione tradizionale di noi africani, il vodu è per restare fedeli alle proprie origini. Se credi, il vodu ti dà speranza e ti aiuta nelle difficoltà della vita.
Lomé, 2009
Note:
(1) Questa intervista è pubblicata nel catalogo della mostra “Nel nome di Mami Wata, ‘sirena’ del vodu”.
(2) I cosiddetti “deux fois cinq” sono quegli adepti del vodu Dan che presentano sul volto cinque coppie di scarificazioni (in mezzo alla fronte, ai due lati della bocca e sulle due guance).
(3) L’affermazione che per i Guin-Mina i vodu importanti siano 41 è ricorrente ed è anche menzionata nella letteratura.
(4) A Lomé è esistito ed in parte tuttora esiste un fiorente mercato di perle antiche. I collezionisti europei ed americani ricercano tuttavia assemblaggi di perle tutte uguali con l’effetto di indurre il sistematico smontaggio delle collane vodu.
(5) Il cosiddetto gorovodu (o vodu della noce di cola) è una forma di vodu recente, arrivata in Togo verso gli anni ’20 del secolo scorso e proveniente da Ovest, dal Ghana.
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